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Pagina:Deledda - Cattive compagnie, Milano, Treves, 1921.djvu/25

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Solitudine! 15


Col pensiero stava sempre là, accanto al suo pericoloso ospite: ogni tanto, mentre i marinai che servivano anche da facchini, caricavano il carbone sul veliero ancorato nella rada, entrava nella capanna e sollevava timidamente i lembi del sacco; e gli sembrava di veder morire il vecchio, che non si moveva nè si lamentava più.

Nel pomeriggio il sorvegliante partì. Sebiu gli consegnò la lettera “alla famiglia di Onofrio Sanna„ pregandolo d’impostarla appena giunto in paese, e lo incaricò di dire a Pottoi che gli mandasse uova e latte.

Il veliero non partiva fino al tramonto; i marinai però non scendevano più a terra. Dalla spiaggia Sebiu li vedeva muoversi fra le corde, le vele, i sacchi del carbone, agili e selvaggi come negrieri, e li sentiva parlare con un linguaggio che non riusciva a capire. Quando prepararono la zuppa, il capitano, un vecchio ligure dal volto e i capelli color d’arancia, invitò coi gesti Sebiu a prender parte al pranzo. Il guardiano rispose di no; e si toccò la fronte e il polso, accennando che aveva la febbre.

Allora il capitano gli mandò con un marinaio una scodella di zuppa. Sebiu l'accettò con riconoscenza, ma pregò il marinaio di lasciargli la scodella: avrebbe mangiato più tardi.