Pagina:Deledda - Cattive compagnie, Milano, Treves, 1921.djvu/63

Da Wikisource.

Novella romantica 53


solo, oramai attraversava per lui la pace della notte stellata: il sogno della morte. Essa era l’amica attesa e spesso egli credeva di sentirla vicina; ed anche quella notte gli parve che qualche cosa di soave passasse improvvisamente per l’aria: non soffio di vento, non profumo, non melodia, ma qualche cosa di più snervante, di più dolce. Era una carezza misteriosa, il soffio di lei che passava, sfiorandolo col suo vestito di velluto nero, accarezzandolo con le sue mani di piuma....

— Dev’esser morto il condannato. Sì, ricordo, quando morì la mamma, mi parve che due mani invisibili, lievi come piume, mi sfiorassero il viso.

Passeggiava lentamente, dall’estremità del precipizio alla strada. Il sonno lo vinceva. Un bel momento non potè più camminare, e sedette, stanco, sulla sporgenza del masso che dominava il precipizio. Mise il fucile sulle ginocchia, e gli parve che una mano invisibile gli chiudesse gli occhi.

Così, per un attimo, ad occhi chiusi, vide egualmente, ma come attraverso il velo d’un incantesimo, il mare senza colore, i lumi, gialli sulla linea nera delle coste vicine, le stelle, il chiarore suggestivo del faro: e ai suoi piedi sentiva il respiro lamentoso delle onde, e gli