Pagina:Deledda - Cattive compagnie, Milano, Treves, 1921.djvu/76

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costrutti i muri, abbandonata poi e quasi caduta in rovina. Una scala di granito, ritrovo di lucertole e di ragni, conduceva ai piani superiori, e qualche volta Serafino s’arrampicava lassù, e vagava come le lucertole, e si affacciava al vano delle finestre vuote e pensava che la vita per lui, era come quella casa senza tetto e senza imposte, i cui muri invecchiavano inutilmente.

La montagna selvosa sorgeva dietro la casa; nelle notti di primavera egli sentiva l’odore dei ciclamini dei boschi. Un piccolo orto selvatico divideva la scuola dall’abitazione del maestro: nulla di più desolato e melanconico, specialmente nei giorni annuvolati d’autunno, di quel quadrato di terra coperto di solani neri, di vainiglie e di cespugli di ruta dall’aspro odore. Un giorno d’autunno, appunto in uno di quei giorni umidicci e cenerognoli, quando tutte le cose sfumano su uno sfondo opaco e uniforme, ma sembrano più vicine, più legate a noi da misteriose simpatie, e basta l’odore della ruta o dell’assenzio grigio o una bacca giallo-rossa di rosaio inselvatichito per richiamarci in cuore tutto un lontano passato, Serafino ricevette una lettera col francobollo olandese. Guardò a lungo, sorpreso, la busta azzurrognola trasparente, sulla quale il suo