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Novella romantica 69


solito; e compassionava la gente invidiosa che per lo più è invidiosa perchè infelice. Ed egli, finalmente, si sentiva felice: tanto felice che aveva paura.

Aprì la finestra e sedette davanti al suo tavolino, Tutto era triste, grigio, silenzioso; ma per lui s’era spalancato un orizzonte immenso e fiammeggiante. Non dimenticò mai quell’ora di ebbrezza dolce e paurosa.

*

Gentilissima Signora,


Accetto la sua proposta, e la ringrazio con riconoscenza. Se sapesse il bene ch’Ella mi fa!...

Io non sono uno scrittore, ma poiché Lei desidera sapere qualche cosa di me, mi permetta di dirle che sono un umile maestro elementare, un povero giovane esiliato in un paese triste e selvaggio. Sono solo, così solo, così abbandonato in questo triste deserto che una voce amica, anche lontana, basta a rincorarmi e a farmi sperare. La sua lettera, gentile signora, mi è giunta in un momento grigio, quando l’idea della morte mi accarezzava con la soavità d’una carezza materna. Ignoravo persino la pubblicazione della mia novella. La scrissi in uno dei più tristi periodi della mia vita; ed è interessante perchè sentita: al posto del mio protagonista avrei fatto lo stesso. Anzi le dirò di più: ho so-