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L'apparizione 89


osò tirar fuori le sue parole piccanti. Solo disse:

— Il padrone ti aspetta da un’ora!

Oja si mise a correre, agitando la chiave. E Juanne, prima di svoltare dietro la chiesa, vide ziu Pascale calmarsi e salutare la serva.

Nel pomeriggio il giovinotto andò a picchiare alla porta del Sotgiu. Il viso pallido di Oja apparve alla finestra, fra due vasi di basilico. Nel riconoscere Juanne ella corrugò le alte sopracciglia nere e disse che il padrone era ripartito.

— È andato all’ovile e non tornerà fino alla vigilia di San Giovanni.

Egli guardava in su, tenendosi con una mano la berretta ferma sulla nuca; vedeva i bellissimi denti di Oja, i bellissimi occhi neri, e gli veniva un desiderio felino di arrampicarsi sul muro come un gatto.

— Oja, occhi di stella! Aprimi la porta. Di che paese sei? Voglio dirti....

Ma Oja chiuse la finestra con dispetto. Egli si volse e vide che i due vecchioni, seduti sotto l’olmo, lo guardavano e ridevano.

— Ma quella non è una donna: è un orso! Ma fa così con tutti? — domandò avvicinandosi a loro.

— Con tutti, — rispose uno dei vecchi: e l’altro aggiunse: — con uomini e donne.