Pagina:Deledda - Cenere, Milano, 1929.djvu/104

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Un fatto accaduto qualche anno appresso sconvolse però le sue fantasticherie. Fu il ritorno della madre di Bustianeddu.

In quel tempo Anania frequentava il ginnasio ed era segretamente innamorato di Margherita Carboni: si credeva quindi già una persona seria, e finse di non interessarsi al fatto che commuoveva tutti i suoi vicini di casa, mentre invece vi pensava giorno e notte, oppresso da un cumulo d’impressioni dolorose.

Egli non vide presto la donna, nascosta in casa di una parente, ma giorno per giorno riceveva le confidenze di Bustianeddu, che era diventato un giovinetto serio ed astuto.

Siccome zio Pera perdeva le forze, s’era associato il mugnaio nella coltivazione delle fave e dei cardi. Anania aveva quindi libero ingresso nell’orto, e amava studiare seduto sull’erba del ciglione, nella corta ombra dei fichi d'India, davanti al selvaggio panorama dei monti e della vallata. Qui Bustianeddu veniva a trovarlo ed a confidargli i suoi pensieri.

— È tornata! — diceva, steso a pancia a terra sull’erba, e muovendo le gambe in aria.

— Era meglio che non tornasse. Mio padre voleva ammazzarla, ma poi s’è calmato.

— L’hai veduta?

— Sicuro che l’ho veduta. Mio padre non vuole che io vada da lei, ma io ci vado egualmente. È grassa, vestita da signora. Io non l’ho riconosciuta, diavolo!

— Tu non l’hai riconosciuta! — esclamava