Pagina:Deledda - Cenere, Milano, 1929.djvu/112

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ad un fratello lungamente atteso! Ma mentre egli apriva e richiudeva qualcuna di quelle scatole legate misteriosamente, Zuanne taceva, e il suo contegno gelido spense la gioia puerile di Anania.

A che serviva? Perchè aveva egli introdotto quel mandriano nella cameretta ove assieme con la fragranza del miele, delle frutta e dei mazzi di spigo che zia Tatana conservava entro le arche, si spandeva il profumo dei suoi sogni solitari? In quella cameretta dalla cui finestruola sul sambuco, sui tetti erbosi delle casette di pietra, il mondo s’apriva per lui vergine e fiorito come i monti granitici del vicino orizzonte?

Dopo la gioia provò un impeto di tristezza: gli sembrò che il villaggio natio, il passato, i primi anni della sua vita, i ricordi nostalgici, l’affetto poetico per il fratellino d’adozione, tutto fosse stato un sogno.

— Andiamo, — disse quasi con dispetto. E trasse il pastorello per le vie di Nuoro, scansando i compagni di scuola, pauroso che lo fermassero e gli chiedessero chi era il paesano che gli camminava goffamente accanto.

Ma passando davanti alla casa del signor Carboni, videro affacciarsi al portone un viso grassotto, colorito e quasi illuminato dal riflesso di una fiammante camicetta rossa.

Anania si tolse rapidamente il cappello, mentre pareva che il riflesso della camicetta illuminasse anche il suo viso: Margherita gli sorrise,