Pagina:Deledda - Cenere, Milano, 1929.djvu/125

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non potesse badare a lui che come ad un cane fedele. «Se ella — pensava — potesse immaginare che io mi struggo dal desiderio di stringerle la mano, griderebbe d’orrore come al morso di un cane arrabbiato».

Ad un certo punto la voce alta e nasale dell’assessore tacque; Margherita ed Anania si fermarono, salutarono, ripresero la via, ma lo studente parve destarsi da un sogno; tornò a sentirsi solo, triste, timido, barcollante nel vuoto della strada scura.

— Bravo, bravo! — disse il sindaco, che si era messo fra i due ragazzi; — ti è piaciuta la commedia?

— È una stupidaggine, — sentenziò Anania con tono sicuro.

— Braaavo! — ripetè meravigliato il padrino. — Sei un critico acerbo, tu!

— Ma son cose da farsi quelle? Già, il direttore è un fossile; non poteva scegliere altro. La vita, la vita non è quella, non è stata mai quella!

— Potevano dare una commedia moderna: una cosa commovente: queste stupide contesse han fatto il loro tempo! — disse Margherita, prendendo il tono e l’accento d’Anania.

— Brava! Anche tu! Sì, davvero, dovevano dare una cosa più commovente: per esempio la commedia di quegli indiani che quando la moglie partorisce si mettono a letto e si fanno trattare da puerpere anche loro.... avete sentito l’assessore?