Pagina:Deledda - Cenere, Milano, 1929.djvu/149

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ad uscire, ed egli andò via sbalordito e turbato; e incontrando Antonino capì finalmente perchè costui lo guardava con odio.

Per qualche minuto camminò senza avvedersi dove andava: gli pareva d’aver baciato Margherita e il desiderio di vederla lo rendeva fremente.

— Ah, — gridò ad un tratto, trovandosi fra le braccia d’una donna.

— Figliolino del mio cuore, — disse Nanna, piangendo comicamente, e porgendogli un involtino, — tu dunque parti? Il Signore ti accompagni e ti benedica come benedice la spiga del frumento. Noi ci rivedremo ancora, ma intanto ecco.... non rifiutare, sai, perchè io ne morrei di dolore....

Per impedire la morte di Nanna egli prese l’involtino; poi trasalì sentendo sulla sua guancia qualcosa di viscido e un pestilenziale soffio di acquavite.

— Ebbene, — balbettò Nanna, dopo averlo baciato, — non ho potuto resistere. Pulisciti la guancia: no, essa non deve restar macchiata pei baci odorosi come garofani, delle fanciulle d’oro che ti raccatteranno come un confetto.

Anania non protestò, ma quel terribile urto con la realtà lo rimise in equilibrio, cancellando la sensazione ardente del bacio d’Agata. Rientrato a casa svolse l’involtino e trovò tredici soldi che cominciò a far risuonare fra le mani.

— Sei stato dal padrino? — chiese zia Tatàna.

— Andrò fra poco, dopo mangiato.