Pagina:Deledda - Cenere, Milano, 1929.djvu/169

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cantava, con voce rauca, graziosi stornelli del suo paese, interrompendosi per gridare insolenze ai passanti che la molestavano coi loro scherzi, o alle vicine con le quali litigava continuamente perchè ne seduceva i mariti ed i figli.

La sua voce giungeva fino alla camera di Anania, ed egli l’ascoltava con dolore.

Maria Rosa gli destava rabbia e pietà, e sebbene la sapesse del tal paese, della tale famiglia, qualche volta egli tornava nella folle supposizione che ella potesse essere sua madre. Sì, dovevano per lo meno rassomigliarsi.... Ah, che triste e terribile ossessione!

Una sera, poi, Maria Rosa e la compagna, lo fermarono in mezzo alla strada, invitandolo a seguirle; egli fuggì, preso da un tremito di disgusto e d’orrore. Dio! Dio! Gli pareva fosse stata lei a fermarlo....



Egli studiava con ardore e scriveva lunghe lettere a Margherita.

Il loro amore era perfettamente simile a cento mila altri amori fra studenti poveri e signorine ricche: ma ad Anania pareva che nessuna coppia al mondo potesse amarsi come si amavano loro, e che nessun uomo avesse mai amato con l’ardore con cui egli amava. Nonostante il dubbio che Margherita potesse abbandonarlo se egli ritrovava sua madre, era felice del suo amo-