Pagina:Deledda - Cenere, Milano, 1929.djvu/176

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nei suoi occhi; egli è alto, svelto, con due seducentissimi baffetti castanei dalle punte d’oro.

La sera cadeva; già qualche stella appariva «sovra i monti di Gallura» e qualche fuoco rosseggiava tra il verde-nero delle brughiere. Addio dunque, terra natia, isola triste, antica madre amata ma non abbastanza perchè una voce potente d’oltre mare non strappi i tuoi figli migliori dal tuo grembo, incitandoli a disertare, come aquilotti, il nido materno, la roccia solitaria.

Lo studente guardava l'orizzonte ed i suoi occhi si offuscavano a misura che s’offuscava il cielo. Da quanti e quanti anni egli aveva sentito la voce che lo attirava lontano!

Ricordava l’avventura con Bustianeddu, il progetto della fuga infantile; poi i continui sogni, il desiderio mai spento di un viaggio verso le terre d’oltre mare: eppure sul punto di lasciar l’isola egli si sentiva triste, e si pentiva di non aver proseguito gli studi a Cagliari. Era stato così felice laggiù! Nell’ultimo maggio Margherita gli era apparsa tra lo splendore fantastico delle feste di Sant’Efes, e insieme con lei, fra allegre brigate di compaesani, egli aveva trascorso ore indimenticabili. Ella era elegante, molto alta e formosa; i suoi capelli splendenti e gli occhi turchini solcati dall’ombra delle lunghe ciglia nere attiravano l’attenzione dei passanti che si voltavano a guardarla. Anania, meno alto e più sottile di lei, le camminava al fianco, trepidante di piacere e di gelosia; gli pareva