Pagina:Deledda - Cenere, Milano, 1929.djvu/195

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— così come le persone passano per la via; lo interessavano per un attimo, ma non si fermavano ed egli le dimenticava subito.

Più che mai amava la solitudine; e persino la presenza del compagno lo irritava, anche perchè il Daga lo derideva continuamente.

— Noi vediamo la vita sotto aspetti ben diversi, — gli diceva, — cioè io la vedo e tu non la vedi. Io sono miope e vedo, attraverso lenti fortissime, le cose e le umane vicende, nitidamente, rimpicciolite; tu sei miope e non possiedi neppure un paio d’occhiali.

Talvolta infatti pareva ad Anania di aver un velo davanti agli occhi; egli viveva di diffidenza e di dolore. Anche la sua passione per Margherita, in fondo, era composta di tristezza e di paura.



Un giorno, agli ultimi di maggio, egli sorprese il compagno stretto in tenero amplesso con la maggiore delle padroncine.

— Sei un bruto, — gli disse con disprezzo. — Non amoreggi anche con l’altra sorella? Perchè ti burli di entrambe?

— Scusami, stupido: son loro che vengono a buttarmisi fra le braccia, le posso respingere? — chiese cinicamente il Daga. — Poichè il mondo è diventato un gambero, profittiamone. Ora son le donne che seducono gli uomini; ed io