Pagina:Deledda - Cenere, Milano, 1929.djvu/204

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sotto gli alberi. Come sospirava ricordando un banchetto di Pasqua, a cui prese parte quaranta anni or sono, in un ovile del Goceano!

«Qui fa già molto caldo, ma verso sera, di solito, l’aria si rinfresca: io passeggio lungo le rive del Tevere, e sto ore ed ore a guardare l’acqua corrente, rivolgendo a me stesso delle domande perfettamente inutili. Nelle sere tranquille il gran fiume è tutto latteo, e riflette i lumi, i ponti, la luna, come un marmo levigato. Io rassomiglio il corso perenne dell’acqua al mio amore per te; così, continuo, silenzioso, travolgente, inesauribile. Perchè, perchè tu non sei qui con me, Margherita mia? Già tutte le cose mi sembrano più interessanti quando io le guardo pensando a te; ah, come dunque mi parrebbero belle se potessi vederle riflesse dai tuoi occhi adorati! Ma quando dunque, ma quando si potrà avverare il sogno tormentoso e delizioso delle anime nostre? In certi momenti mi pare impossibile che io possa vivere ancora tanto tempo diviso da te, ed uno spasimo indicibile mi fa tremare il cuore; poi trasalisco di gioia al pensare che fra due mesi ci rivedremo.

«O mia Margherita, mio fiore adorato, io non so esprimerti ciò che sento, e mi pare che nessuna parola umana potrebbe esprimerlo. È un fuoco continuo che mi arde e mi divora, è una sete inesprimibile che una sola fontana potrà estinguere. Io sono così solo nel mondo, Margherita! Tu sei tutto il mio mondo, e quan-