Pagina:Deledda - Cenere, Milano, 1929.djvu/236

Da Wikisource.

— 230 —

che incontra. Cade la sera; l’ora sacra a queste gravi missioni d’amore. Al cader della sera la paraninfa è sicura di trovare a casa il capo della famiglia al quale reca il messaggio arcano.

Zia Tatàna va.... va sempre più grave e lenta.... Pare che abbia paura di arrivare; e giunta al fatale limite, davanti al portone chiuso, silenzioso e scuro come la porta del destino, esita un momento, si accomoda gli anelli, il nastro del grembiule, la cintura; cinge il mento col lembo della benda, e infine si decide e batte al portone....

Parve ad Anania che quel colpo si ripercotesse sul suo petto. Balzò in piedi, sollevò la candela e si guardò nello specchio.

— L’ho detto io! Sono pallido. Guarda che stupido! Ebbene, non voglio pensarci più....

S’affacciò alla finestra. Nel cortile chiuso, illuminato dall’ultimo barlume del giorno, il sambuco immobile disegnava una macchia scura. Silenzio perfetto. Le galline dormivano già, ed anche il porchetto dormiva. Le stelle scaturivano, scintille d’oro, fra la cenere azzurrognola del caldo crepuscolo. Al di là del cortile, nella straducola, passava un piccolo mandriano a cavallo, cantando in dialetto:

Inoche mi fachet die
Cantende a parma dorata....

Anania pensò alla sua infanzia, alla vedova, a Zuanne. Che faceva il fraticello sul suo alto convento?