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Pagina:Deledda - Cenere, Milano, 1929.djvu/259

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— Ma se non ha mai lasciato la Sardegna! — disse la vedova, camminandogli sempre a fianco. — In verità, io credevo che tu lo sapessi. Io l’ho riveduta quest’anno, ai primi di maggio; ella venne a Fonni per la festa dei Santi Martiri, e conduceva un cantastorie, un giovine cieco suo amante. Essi erano venuti a piedi da un villaggio lontano, da Neoneli; ella soffriva le febbri di malaria, e sembrava una vecchia di sessanta anni. Terminate le feste, il cieco, che aveva guadagnato assai, abbandonò Olì per seguire una comitiva di mendicanti diretti ad un’altra festa campestre. So che ella, in giugno e luglio, fece la mietitrice nelle tancas di Mamojada. La febbre la distruggeva: stette lungamente malata nella cantoniera e ci sta ancora....

Anania si fermò, sollevò il viso e aprì le braccia con atto disperato.

— Ed io... io... l’ho... vista! — gridò. — Io l’ho vista! L’ho vista!... Siete certa di quanto mi dite? — chiese poi fissando la vedova.

— Certissima: perchè dovrei ingannarti?

— Ditemi, — egli insistè, — ma c’è davvero? Io vidi alla finestra una donna febbricitante, gialla, terrea, con due occhi da gatto.... Era lei? Ne siete certa?

— Certissima, ti dico. Era lei certamente.

— Ed io.... io l’ho vista! — egli ripetè, e si strinse il capo fra le mani, torcendoselo, preso da una collera violenta contro sè stesso che si era così lungamente, così stupidamente ingan-