Pagina:Deledda - Cenere, Milano, 1929.djvu/263

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pure!... Così di tua madre! Ella certo avrebbe voluto lavorare e vivere onestamente... Ma il filo l’ha tirata....

Egli s’accese in volto, e di nuovo contorse le dita e si sentì soffocare da un impeto di vergogna e di spasimo.

— Tutto.... tutto è finito per me, dunque! — singhiozzò. — Che orrore, che orrore! Che miseria, che onta! Ma raccontatemi, dunque, ditemi tutto. Come ha vissuto? Voglio sapere tutto.... tutto.... tutto, capite! voglio morire di vergogna, prima ancora che.... Basta! — disse poi scuotendo la testa, come per scacciare via da sè ogni turbamento. — Raccontatemi.

Zia Grathia lo guardava con infinita pietà: avrebbe voluto prenderselo sulle ginocchia, cullarlo, cantargli una nenia infantile, calmarlo, addormentarlo; ed invece lo torturava. Ma.... sia fatta la volontà del Signore: siamo nati per soffrire, e non si muore di dolore! Tuttavia la vedova cercò di raddolcire alquanto il calice amaro che Dio porgeva per le sue mani al disgraziato fanciullo. Disse:

— Io non so raccontarti precisamente come ella visse e ciò che fece. So che ella, dopo averti lasciato, e fece benissimo, perchè altrimenti tu non avresti avuto mai un padre e non saresti stato fortunato come lo sei....

— Zia Grathia! Non fatemi arrabbiare!... — egli interruppe impetuosamente.

— Tranquillità! Pazienza! — gridò la donna. — Non disconoscere la bontà del Signore, ra-