Pagina:Deledda - Cenere, Milano, 1929.djvu/266

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come questo. Ad un tratto ricordò il pensiero balenatogli una volta in mente, in una dolce sera lontana, nel silenzio della pineta interrotto appena dal canto del galeotto pastore.

— È stata anche in carcere? — domandò.

— Sì, credo, una volta. Furon trovati in casa sua certi oggetti, che un suo amico aveva preso da una chiesa campestre; ma fu rilasciata perchè provò di non sapere neppure di che si trattasse....

— Voi mentite! — disse Anania con voce cupa. — Perchè non dite tutta la verità? Essa è stata anche ladra.... ebbene, perchè non dirlo! Credete che mi importi niente? Proprio niente, vedete, neppure così, — aggiunse, mostrandole la punta del mignolo.

— Che unghie, Signore! — osservò la vecchia. — Perchè ti lasci crescere così le unghie?

Egli non rispose, ma balzò in piedi e camminò su e giù, furioso, mugolando come un toro.

La vedova non si mosse, ed egli, dopo pochi istanti, tornò a calmarsi, e fermandosi davanti alla donna chiese con voce dolente ma rassegnata: — Ma perchè son nato io? Perchè mi hanno fatto nascere? Vedete, io ora sono un uomo rovinato: tutta la mia vita è distrutta. Non potrò proseguire gli studi, e la donna che dovevo sposare, e senza la quale non potrò più vivere, ora mi lascerà.... cioè devo lasciarla io.

— Ma perchè? Non sa chi sei tu?

— Sì, lo sa, ma crede che quella donna sia