Pagina:Deledda - Cenere, Milano, 1929.djvu/268

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ra. Quanto siete semplice! Io non le torcerò un capello; io la prenderò con me; ella vivrà con me ed io lavorerò per lei: le voglio fare del bene, non del male, perchè tale è il mio dovere....

— Sì, questo è il tuo dovere; ma d’altronde, figlio, pensa, rifletti. Come vivrete voi? Come camperete?

— Non pensateci!

— Come, come farete?

— Non pensateci!

— Bene, allora! Ma ti ripeto che essa ha una folle paura di te, e se tu vai ad affrontarla così, improvvisamente, è capace di commettere qualche pazzia.

— Ed allora facciamola venir qui: ma subito, domani mattina.

— Sì, subito, sulle ali d’un corvo! Come sei impaziente, figlio delle mie viscere! Va’ e riposati, adesso, e non pensare a niente. Domani notte a quest’ora ella sarà qui, non dubitare. Dopo, tu farai quel che vorrai. Domani tu salirai sul Gennargentu: io direi anzi di rimanerci fino a posdomani....

— Vedrò io!

— Ora va.... va a riposarti, — ella ripetè, dolcemente spingendolo.

Anche nella stanzetta ove egli aveva dormito con sua madre nulla era cambiato; vedendo il misero giaciglio, sotto cui c’era un mucchio di patate ancora odoranti di terra, egli ricordò il lettino di Maria Obinu e le illusioni ed i