Pagina:Deledda - Cenere, Milano, 1929.djvu/285

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tanto con Anania, ma egli si scosse bruscamente.

— Lasciatemi dunque; non sono un bimbo, vi ho detto! D’altronde, — egli riprese, camminando su e giù per la cucina, — c’è poco da discorrere. Ho già detto quanto dovevo dire. Ella rimarrà qui finchè io non ordinerò altrimenti: voi ora le comprerete le scarpe e un vestito.... vi darò i danari.... ma di questo parleremo poi.... Intanto, — e alzò la voce, per significare che si rivolgeva ad Olì, — rispondete voi: che cosa rispondete dunque?

Credendo che egli parlasse con la vedova, Olì non rispose.

— Hai sentito? — le disse zia Grathia, con voce dolce — Che cosa rispondi?

— Io? — ella chiese a bassa voce.

— Sì, tu.

— Io.... nulla.

— Avete debiti? — domandò Anania.

— No.

— Verso il cantoniere, no?

— No. Si hanno tenuto tutto quanto avevo.

— Che cosa avevate?

— I bottoni d’argento della camicia, le scarpe nuove, dodici lire in argento.

— Che cosa possedete ora?

— Nulla. Come mi vedi, mi scrivi1, — diss'ella, toccandosi il grembiale. La sua voce era cupa, cavernosa.

  1. Espressione locale: “Non ho altro che quel che ho indosso„.