Pagina:Deledda - Cenere, Milano, 1929.djvu/305

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con la morte nel cuore e le lagrime negli occhi non ancora stanchi di piangere. La luna smorta cala sul cielo velato, la notte è melanconica e quasi lugubre e mi pare che tutto il creato si rattristi per la sventura che opprime il nostro amore.

«Anania, perchè mi hai tu ingannato?

«Io sapevo sì, come tu dici, quello che tu sei, e ti amai appunto perchè sono superiore ai pregiudizi umani, perchè volevo ricompensarti delle ingiustizie che la sorte aveva tramato a tuo danno, e sopratutto perchè credevo che anche tu, anche tu fossi superiore ai pregiudizi, e avessi riposto in me, come io avevo riposto in te, tutta la tua vita.

«Invece mi sono ingannata; o meglio sei stato tu ad ingannarmi, tacendomi i tuoi veri sentimenti. Ho sempre creduto che tu sapessi che tua madre viveva, e dove si trovava, e la vita che conduceva; ma ero certa che tu, vilmente abbandonato da lei, non facessi più caso d’una madre snaturata, tua sventura e disonore, e la ritenessi come morta per te e per tutti.... Non solo, ma ero certa che se ella osava presentarsi a te, come pur troppo è accaduto, tu non ti saresti degnato neppure di guardarla.... E invece, invece! Invece tu ora scacci chi ti ha lungamente amato e ti amerà sempre, per sacrificare la tua vita e il tuo onore a chi ti ha abbandonato, bambino inconsapevole; a chi ti avrebbe ucciso o lasciato in un bosco, in un deserto, pur di liberarsi di te.