Pagina:Deledda - Cenere, Milano, 1929.djvu/312

Da Wikisource.

— 306 —

nino), la baciò sulle labbra. Turbini di odio e di amore per Margherita gli attraversavano l’anima; più rileggeva la lettera più ella gli sembrava perfida; più sentiva d’allontanarsele più l’amava e la desiderava.

Baciando Agata ricordava l’impressione violenta che il bacio della bella paesana gli aveva destato un giorno; anche allora Margherita era tanto lontana da lui, un mondo di poesia e di mistero li divideva; e questo stesso mondo, crollato, li divideva ancora.

— Che hai? — gli chiese Agata, lasciandosi baciare. — Vi siete bisticciati, con lei? Perchè mi baci?

— Perchè mi piaci.... Perchè sei puzzolente....

— Tu hai bevuto, — diss’ella, ridendo. — Se ti piacciono le donne così, puoi andare da Rebecca.... Se però Margherita viene a saperlo!

— Taci! — diss’egli, adirandosi. — Non pronunziar neppure il suo nome....

— Perchè? — chiese Agata, freddamente maligna. — Non diverrà mia cognata? È forse diversa da noi? È una donna come noi. Perchè noi siamo povere? Chissà poi se anch’ella sarà ricca! Se fosse stata certa di ciò, forse ti avrebbe tenuto sempre a bada finchè trovava un partito migliore di te!

— Se non la finisci ti batto.... — diss’egli furibondo.

Ma l’insinuazione di Agata accrebbe i suoi tormenti: oramai egli riteneva Margherita capace di tutto.