Pagina:Deledda - Cenere, Milano, 1929.djvu/316

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Verso le tre del pomeriggio Anania era già in viaggio verso Fonni, su un vecchio cavallo cieco d’un occhio, che in verità non procedeva come l’occasione avrebbe richiesto. Ma, ahimè, perchè nasconderlo? Anania non aveva fretta, sebbene il carrozziere, per mezzo del quale zia Grathia aveva mandato la notizia del grave stato di Olì, avesse detto:

— Bisogna che vostè parta subito; forse troverà la donna già morta.

Per un pezzo Anania pensò solamente alla lettera ch’egli stesso, passando a cavallo, aveva consegnato alla serva del signor Carboni.

— Egli mi disprezzerà, — pensava. — Darà ragione a sua figlia quando essa gli avrà esposto le mie strane pretese. Sì, qualunque donna avrebbe agito come ha agito lei; io ho avuto torto, ma con qualunque donna anch’io avrei agito come ho agito con lei.

Poi ripensò alle ultime righe della sua lettera.

— Faranno buona impressione. Forse dovevo aggiungere che il torto è tutto mio, ma che non potevo agire altrimenti: ma no, essi non potrebbero capirmi, come non potranno mai perdonarmi. Tutto è finito.

E all’improvviso sentì un impeto di gioia ri-