Pagina:Deledda - Cenere, Milano, 1929.djvu/327

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«....Tutta la giustizia, — il brigadiere, il pretore, il cancelliere, — invase la casa. Ah, pareva l’inferno! Il popolo s’affollò nella strada, le donne piangevano come bambine. Il pretore sequestrò il coltello, mi guardò con occhi terribili, mi chiese se tu avevi mai minacciato tua madre. Poi vidi che anch’egli aveva le lagrime agli occhi....»

«....Ella visse fin quasi a mezzogiorno; agonia per tutti. Figlio, tu sai se nella mia vita io vidi cose terribili; ma nessuna come questa. No, non si muore di dolore e di pietà, poichè io oggi non sono morta. Ah, perchè siamo nati?» — ella concluse, piangendo.

Anania provò un indicibile turbamento nel veder piangere quella donna strana, che il dolore pareva avesse da lungo tempo pietrificato; ma egli, egli che la notte prima aveva pianto d’amore fra le braccia di Margherita, egli non potè piangere di rimorso e d’angoscia: solo qualche singhiozzo convulso gli stringeva ogni tanto la gola.

Si alzò e pregò la vedova di lasciarlo rientrare un momento nella camera.

— Voglio vedere una cosa.... — disse, con voce tremula da bambino.

La vedova riprese il lume, riaperse l’uscio, lasciò passare Anania, e attese: così triste e nera, con quell’antica lucerna di ferro in mano, ella pareva la figura della Morte in attesa vigilante.

Anania si avvicinò in punta di piedi al tavolinetto, sul quale aveva notato il suo sacchettino, squarciato, deposto su un piatto di vetro. Prima