Pagina:Deledda - Cenere, Milano, 1929.djvu/91

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— Avvocato? — chiese il mugnaio.

— Sì.

— Diavolo! Diavolo! Lo dicevo io che ha gli occhi vivi! Vuol farsi avvocato il piccolo topo!

— Ah, caro mio, siamo poveri, — osservò sospirando il mugnaio.

— Se il bimbo ha voglia di studiare la provvidenza non mancherà, — disse il padrone.

— Non mancherà! — ripetè come eco la padrona.

Queste parole decisero il destino di Anania; ed egli non le dimenticò mai più.



Il frantoio venne definitivamente chiuso, — per quell’anno, — ed il mugnaio si trasformò del tutto in contadino.

Una primavera ardente ingialliva già le campagne; le vespe e le api ronzavano intorno alla casetta di zia Tatàna; il grande sambuco del cortiletto coprivasi di un meraviglioso merletto di fiori giallognoli.

Nel cortile d’Anania conveniva quasi tutti i giorni la compagnia che già usava riunirsi nel molino: zio Pera col randello, Efes e Nanna costantemente ubriachi, il bel calzolaio Carchide, Bustianeddu ed il padre, nonchè altre persone del vicinato. Inoltre Maestro Pane aveva