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la porta chiusa 79


il foglietto c’era. C’era, ed ella tornava davanti allo spettacolo della morte, e le pareva di soffrire solo per questo, ma all’improvviso trasaliva e aveva l’impressione di dimenticare qualche cosa. Ah, la lettera! Andava ancora a cercarla, in punta di piedi, palpava il foglietto, tornava presso la moribonda e s’immergeva di nuovo nella contemplazione del terribile mistero. Le sembrava di morire anche lei, giorno per giorno, ora per ora. Fragile e indolente ella era sempre vissuta all’ombra della quercia; e adesso le sembrava che se la madre non fosse morta le sarebbe bastato appoggiarsi a lei per vincere l’angoscia e la vergogna dell’abbandono. Ma così sola non poteva: vacillava, cercava da tutte le parti, ma tutto intorno era vuoto.

Il mercoledì sera la vecchia entrò in agonia: assisteva sempre alle nozze di sua figlia, enumerava i regali, e poi sembrandole che gli sposi partissero, diede a Manuellita una moneta d’oro e l’ultima avvertenza:

— Giustizia!... E nascondi le tue debolezze....

Sopravvenne ancora la paralisi e la lingua non si mosse più. Furono accesi i sette candelabri d’argento che i Cabras avevano ereditato dagli antichi, e la ragazza scese nel cortile e s’inginocchio sui gradini freddi della porticina, fra i ciuffi d’euforbia lucenti di brina. La luna di febbraio saliva gialla fra le nuvole nere e la valle era piena delle misteriose voci del vento. Con la fronte appoggiata alla porta Manuellita pregava e minac-