Pagina:Deledda - Colombi e sparvieri, Milano, 1912.djvu/252

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— disse il prete, — ma non vuole neppure dipingere.... Allora....

— A che, prete Defrà? — ella riprese di nuovo fissandolo. — Tutte le nostre battaglie sono come quelle dei giganti negli affreschii di cui parlavo: possono durare secoli e non finiscono se non quando il tempo le cancella. Meglio non far nulla; meglio restare immobili come il nostro Jorgj Nieddu: egli solo è il forte: noi andiamo, andiamo, giriamo come farfalline intorno al lume, cadiamo con le ali bruciate...

— Le sue parole sono deprimenti come la sua novella, — disse Jorgj fattosi scuro in viso. — Lo so, tanto, perchè parla così. Perchè vuol partire!

Allora ella cambiò ancora discorso.

— Sa chi ho veduto, poco fa?... Il dottore che andava a caccia. Si voltava e rivoltava e io, tutta lusingata, credevo fosse per me.... Ma poi vidi la sua Margherita che veniva su. Sentito: io ho osservato una cosa curiosissima. Il dottore è brutto, vero? È l’uomo più brutto del paese: ebbene, quando sta vicino a quella ragazza diventa bello: sembra giovane, ha gli occhi luminosi, il viso pieno di dolcezza.... Eppure in casa di zia Giuseppa si parla di un avvenimento straordinario. Il dottore cerca un marito per Margherita perchè, dicono, ha paura di sposarsela lui!

Ma i due uomini avevano appena cominciato a commentare il fatto, quando Mariana tornò a frugare nella sua borsa ricordandosi che aveva da dare qualche altra cosa a Jorgj.

— Mi prometta di non farla vedere a nessuno: neanche a prete Defraja. Volti la testa dall’altra parte; non voglio che veda, lei, prete Defraja!

Porse una busta al malato, ed egli ne trasse