Pagina:Deledda - Cosima, Milano, Treves, 1937.djvu/115

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VI

L’estate era certamente la stagione più bella, per Cosima sopra tutto. Grande era il caldo, a giorni, ma un caldo secco, che alla notte si placava in un senso di straordinaria dolcezza. Arrivavano allora, dalla valle e dai campi mietuti, odori di stoppia, di cespugli aromatici; e le voci delle donne accoccolate nella strada a godere il fresco risonavano con bassi accordi musicali. Lunghi erano i vesperi, rossi, glauchi, violetti sopra la montagna, e se la luna spuntava sopra le roccie il suo chiarore si fondeva con quello dell’ultimo giorno in un crepuscolo quasi orientale.

E poi era la stagione in cui Antonino tornava per le vacanze. Cosima aspettava questo ritorno come altri aspettano la primavera o il fare del giorno. Quell’anno, poi, alla sua attesa si mischiava una vaga paura: paura che Antonino avesse saputo la grande novità, che anche lei era diventata