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in modo che fa quasi sbalordire, i misteri del cuore umano» eccetera. (Oh, grande uomo biondo che vivi nella metropoli, a contatto col mondo più tumultuoso, tu non saprai mai per tua esperienza quello che Cosima conosce attraverso la propria).

L’intervista fu commentata, riprodotta, colorita. Il libro di Cosima si vendeva; altri articoli lo resero quasi di moda. Ella, al solito, nonostante appunto le sue esperienze e i suoi saggi propositi, ricominciò a fantasticare: perché non avrebbe potuto sposare il biondo gigante?: l’avrebbe portata nel turbine della vita. Gli scrisse per ringraziarlo; egli rispose: la chiamava “piccola grande amica” parve farle la corte; tanto che un giorno Andrea intercettò una lettera, ma ne fu contento. Ecco uno che finalmente andava bene per la sorellina. E lei passeggiava intorno all’orticello, come un’aquiletta catturata, pronta a spiccare il lungo volo appena avesse potuto. L’orticello era tutto in fiore: rose paesane, gigli e garofani vi spandevano un profumo di altare quando si celebra il mese di Maria. Anche per lei era arrivato il mese della sua gloria. Scrisse finalmente anche quel superbone di Antonino, che continuava a studiare per poter vivere in città: faceva i complimenti e gli auguri a Cosima, e le domandava anche notizie di Santus. Ella non rispose, ma conservò il biglietto di lui fra i ricordi che la seguirono nelle strade della vita. Adesso pensava all’altro, al grande biondo dagli occhi tigre-