Pagina:Deledda - Cosima, Milano, Treves, 1937.djvu/64

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38 grazia deledda


Fra questa gente e in questo ambiente è cresciuta dunque la piccola Cosima: adesso ha sette anni e va anche lei a scuola, con la sorella maggiore che ripete la quarta elementare. Il viaggio, per arrivare al Convento che serve da scuola, è tutto avventuroso per lei: bisogna scendere per strade anguste male selciate, attraverso casette di povera gente, fino alla piazza, dove è il quartiere aristocratico, con case alte, balconi, tende inamidate alle finestre. Siedono per terra, in un lato della piazza, le erbivendole coi loro cestini di verdura: per lo più sono serve, che vendono i prodotti degli orti dei loro padroni, e raccontano i fatti di questi; a volte c’è anche un carro che viene dai paesi della costa, carico di pesce, o di cocomeri e di melloni; allora è un accorrere di compratori golosi, e lo stesso signor Antonio, se gli capita, acquista un chilogramma di cefali o un popone fragrante e lo porta a casa dentro il fazzolettone a scacchi.

Dalla piazza lo stradone provinciale, che attraversa il paese, prende il nome di Via Maggiore: c’è un lungo palazzo signorile, che con le sue logge e i suoi cornicioni forma la meraviglia di Cosima; c’è, più giù, il caffè con le porte vetrate e, dentro, gli specchi e i divani, altra meraviglia di Cosima: e qua e là negozi e mercerie, botteghe di panno e botteghe di commestibili: ma quella che più interessa la nostra scolaretta è la libreria del signor Car-