Pagina:Deledda - Elias Portolu, Milano, 1920.djvu/155

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non riusciva a dirle una parola, e si irritava segretamente contro la sua timidezza.

— Non te ne vai? — gli chiedeva zia Annedda supplichevole. — Parti, figlio mio, va, che è tempo. Va, che ti aspettano; va.

— Sempre andrò! — egli rispose alfine, seccato.

— Ah, figlio mio, tu vuoi fare uno scandalo! Va, va. Tuo fratello ritornerà ubriaco; farete di nuovo scandalo. Ah, figliuoli miei, voi siete senza timor di Dio, e la tentazione vi raggira!

Maddalena sospirò quasi gemendo, ed Elias fu colpito dalle parole della madre. Era vero: il demonio lo tentava, ed egli aspettava con acre desiderio il ritorno del fratello per insultarlo, per fargli scontare il dolore e l’umiliazione di Maddalena. E non bastava; egli guardava già Maddalena con occhi diversi dal come l’aveva fin allora guardata. Ebbe coscienza di tutto e provò un impeto di terrore.

— Io sto per perdermi, per perderci! — pensò. — A che è valso il mio sacrifizio? Ho ceduto a mio fratello la sposa per non vederlo infelice, e adesso sono io, io medesimo, che voglio renderlo disgraziato. Ma è possibile che io sia capace di tanto? Io? Io? — si interrogava poi con meraviglia. Gli sembrava