Pagina:Deledda - I giuochi della vita.djvu/118

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— Sentiamo.

— Che debba diventare una grande cantante.... Non so perchè ho questa idea. Ad ogni modo un’arte o un mestiere glielo faremo apprendere: oramai una donna che non sa far nulla, non val nulla.

Silenzio. La dama pareva riflettere sull’assioma della giovane madre. Questa pensava al destino di sua figlia.

Finalmente la straniera s’accomodò gli occhiali, sollevò la testa con un gesto da leonessa e disse lo scopo della sua visita. Ecco tutto: ella voleva adottare la bambina dei V***; così la bambina diventerebbe ricca, felice. E i genitori, poichè le volevano tanto bene, dovevano cederla senza fiatare.

E la signora V*** non fiatava davvero, per la sorpresa, e più ancora per lo spasimo che provava al solo pensiero di dover cedere la sua creatura.

La sua creatura! Il suo uccellino! La sua vita! Il suo universo! La sua piccina! Ma quella straniera era matta, matta da legare. La signora V*** l’esaminò bene; ma poi ricordò che la straniera non aveva figli e capì come si potevano fare certe proposte.

— Ne parlerò con mio marito, — rispose,