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208 i giuochi della vita


nimento naturalissimo; e nello stesso istante provò una sensazione strana. Le parve che la creatura avesse fame e si fosse svegliata e mossa solo per ciò. Pensò subito che forse era una suggestione derivata dai melanconici pensieri di poco prima; ma poi ricordò che quel giorno ella aveva mangiato pochissimo e sentì come una corda slanciarsi entro il suo corpo, dalle viscere alla gola, e le parve di soffocare.

Allora scese la gradinata e s’avviò verso l’Intendenza, decisa di chiamare Teodoro Calzi.

Arrivata all’Intendenza vide molta gente nell’atrio: era il giorno dell’estrazione del lotto. Carina si mischiò alla folla, ma rimase nei corridoi per non esser veduta da Goulliau, che poteva affacciarsi alle finestre del suo ufficio, nelle quali apparivano visi attentissimi d’impiegati, assidui giocatori del lotto.

Molta gente ingombrava il cortile vasto quanto una piazza: dal cielo argenteo solcato di nuvole azzurrognole calava una luce chiara e diffusa che lumeggiava vivamente i gruppi delle persone attente all’estrazione: l’eucaliptus sporgente sul muro giallognolo a fianco dell’umido giardinetto in fondo al cortile, scuro e immobile nell’aria grigia, pareva pur esso attento alla scena.