Pagina:Deledda - I giuochi della vita.djvu/220

Da Wikisource.
212 i giuochi della vita


vecchietto vicino a Carina guardava i numeri, consultava i foglietti che teneva in mano e scuoteva il capo, sporgeva le labbra livide, poi sbadigliava e sospirava nello stesso tempo. Carina lo guardò con tristezza; il vecchio le fece un cenno di saluto e sbadigliò con più insistenza, come i gatti quando hanno fame.

— Avete giocato molto? — chiese ella, — ma tosto si pentì d’aver rivolto la parola al vecchio. Che le importava? Non era anche lei venuta per giocare un giuoco immorale come quello del lotto? Anche lei era una vinta, una sfruttata. Perchè doveva interessarsi alle miserie altrui, quando ella stessa formava parte della folla miserabile?

Il vecchio, che aveva giocato un ambo — 1 e 17 — perchè il figlio s’era rotto la testa cadendo da una finestra, narrò che giocava sempre e non vinceva mai. Ebbene, a che servivano le disgrazie se non facevano vincere almeno un ambo?

Dopo questa considerazione profonda egli sbadigliò ancora, rivolse supplichevolmente a Carina gli occhi azzurri iniettati di sangue, e abbassò la voce:

— Signorina mia, non mangio da ieri; sono un povero vecchio, mi faccia la carità....