Pagina:Deledda - I giuochi della vita.djvu/65

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S’alzò bruscamente, si mise a passeggiare su e giù per la stanza, concitato, sdegnato.

Zio Verre lo seguiva cogli occhi, e continuava a rivolgergli discorsi insensati.

— Andrea — disse il Tedde con voce grave — prendi i danari che tuo padre ti dà. Sono tuoi.

Andrea s’avvicinò, prese i danari e se li pose in tasca.

— Va bene! — esclamò zio Verre. — Così va bene! Del resto mi rallegro che tu sii così superbo: i pulledri sono sempre superbi. Ma diventerai mansueto anche tu, oh, se diventerai mansueto!

— Oh, altro! — disse il Tedde.

— Cosa vuol dire con ciò? — si volse Andrea, sempre sdegnato, — non sarò mai vile, però!

— Chi ti dice questo? Suvvia, siediti e ragioniamo un po’. Ecco che mia moglie ci manda il caffè. Zio Verre, dunque, desidera che tu vada nello stazzo per passarci qualche giorno. Ora cominciano le feste campestri; c’è da divertirsi.

— Tu sei sdegnato perchè credi che io sia ubbriaco — ripeteva zio Verre, con gli occhi sempre fissi sul volto di Andrea. — Ebbene