Pagina:Deledda - Il cedro del Libano, Milano, Garzanti, 1939.djvu/216

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— Oh, per questo ci sarà da aspettare un bel po’. Ad ogni modo non vi allontanate di qui: altrimenti l’avrete da fare con me — disse il presunto padrone del bosco.

Ed essi ben si guardarono dal lasciare le vicinanze della buca contesa: ma non più questa li attirava con i suoi segreti umili e neri; altra era adesso la profondità cavernosa alla quale pensavano. D’un tratto ammansiti, anzi liberati della loro protervia, sedettero sull’orlo terroso del sentiero, e Romolo disse:

— Morto? Quel signore che ieri ha mangiato tanto?

Convinto di aver detto la verità l’altro aggiunse qualche particolare.

— Sì, è morto di un male che viene agli uomini grassi, quando mangiano e bevono troppo. Gli si chiude il cuore e non possono più respirare; quel signore ieri ha mangiato tre porzioni di spaghetti, poi l’arrosto, poi tanto formaggio. E brontolava ancora, in modo che la mamma ha questionato col babbo: gli ha detto: «Ma se quello continua così, bisogna fargli pagare il doppio». Il babbo rispose: «E lascia fare; per quello che paga può mangiare anche così». Ma la mamma, sdegnata, diceva: «Già, tu parli sempre in questo modo perchè la pensione non è tua. La pensione è mia, e anche tu ci stai a scrocco, tutto il giorno senza far nulla». Il babbo ha risposto male; si è infuriato, ha battuto i pugni sulla tavola. Anche lui era rosso rosso, come quel signore; e, come fanno spesso, ma con più forza, il babbo e la mamma hanno litigato.

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