Pagina:Deledda - Il cedro del Libano, Milano, Garzanti, 1939.djvu/271

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Il vecchio salinarolo Tromba aveva ereditato da sua figlia Orsola un sacco: per di più era un sacco di carta, spessa e solida, sì da sembrare stoffa, di un colore neutro, fra il grigio e il giallo, ma sempre carta. Dentro, però, profumata di canfora e naftalina c’era una pelliccia quasi nuova, di martora, di un certo valore.

— Cosa ho da farmene io, di questa bestia? — egli diceva, senza tirar fuori la pelliccia, che era ben fornita del suo attaccapanni brevettato, in modo che bastava collocarla nel guardaroba e star sicuri della sua incolumità. L’affare è che Tromba non aveva guardaroba: solo una cassapanca, già stata, col corredo di lenzuola grandi e grosse come vele, e una coperta di lana di capra, la sola dote della sua prima moglie. La seconda, che aveva fatto scappare di casa la figliastra Orsola, la quale, bisogna dirlo, aspettava la prima occasione per pigliare il volo, di dote possedeva esclusivamente la lingua lunga e le mani vivaci. Adesso le tre donne erano morte, sia pace all’anima loro, e il vecchio viveva anch’esso in pace, nella sua casetta nel borgo dei salinaroli. Durante la bella stagione lavorava, anche lui a cottimo come gli altri suoi


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