Pagina:Deledda - Il fanciullo nascosto, Milano, Treves, 1920.djvu/141

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la veste del vedovo 135


— Adesso faremo il banchetto, — egli disse, traendo le provvigioni dalla bisaccia.

Sedettero per terra, in mezzo ai cespugli d’oro dei fiori di San Giovanni, e mangiarono.

Di tanto in tanto egli le prendeva una mano e gliela stringeva forte, sorridendole ancora, coi bei denti scintillanti fra le labbra carnose. La costrinse a bere, sebbene a lei non piacesse, poi la baciò sulla bocca per asciugarle dalle labbra il vino.

— Adesso bisognerebbe cantare; ma e con chi? Giula, pochi invitati ci sono, al nostro banchetto.

Si alzò un momento e si guardò attorno, per assicurarsi che erano soli: lei lo guardava dal basso, così alto su lo sfondo azzurro davanti a lei, e le pareva sempre di sognare. Le tornavano in mente le battorinas che cantava laggiù, fra il rumore monotono dello staccio e della mola, e aveva l’impressione che la voce rude della sua compagna di lavoro la traesse dal sogno.

— Cantare, ma con chi? Giula, che sponsali da orfani abbiamo fatto, — egli disse rimettendosi giù accanto a lei, e le si strinse tutto attorno deponendole la testa sul grem-