Vai al contenuto

Pagina:Deledda - Il fanciullo nascosto, Milano, Treves, 1920.djvu/59

Da Wikisource.

la parte del bottino 53


— C’è questo qui, — disse il primo venuto, ancora incerto. E due di essi s’allontanarono un poco e discussero.

Don Peu taceva, immobile. Non aveva paura, non aveva nulla da perdere; ma sapeva quello che l’aspettava. L’avrebbero travolto con loro come le nuvole travolgevano le stelle su nella notte burrascosa: l’avrebbero costretto a seguirli, complice forzato nella loro impresa, per non essere poi loro testimone a carico. No, non aveva paura, sebbene deciso a resistere: solo il cuore tornava a battergli, come dopo il sogno, quasi fosse la sola parte del suo corpo che tremasse un poco: ma il pensiero era lucido, la volontà ferma.

Anzi, mentre gli uomini confabulavano, egli pensava al fratello, e gli pareva di vederlo, seduto tranquillo e austero nella sua bella camera con le tende di raso, col breviario nero aperto sulle due mani bianche: ed egli si presentava, d’un tratto, come una mala visione, e diceva: e se io andassi con questi qui? Poi rideva, vedendo gli occhi spaventati del fratello.

Gli uomini si riavvicinarono, e il primo venuto gli toccò il braccio.