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96 | il flauto nel bosco |
— Sì, — confessò, — gli ho fatto la fattura perchè non partisse.
Non disse però del vino santo mescolato a quello di lui, per non far danno al povero sagrista.
— E perchè volevo che non partisse? — proseguì fredda, quasi crudele. — Dicevo a me stessa che era a scopo di bene per salvarlo dai pericoli, ma invece era perchè dispiaceva a me vederlo andarsene, e restare sola come una fiera, senza sostegno, senza nessuno che mi volesse bene in questo covo di serpi fredde. E così forse andavo contro la volontà del Signore che voleva che il mio ragazzo se ne andasse lontano da questa madre che non ha saputo allevarlo bene, che non lo ha amato se non per mezzo di bocconi e di bicchieri di vino; che gl’ingrassava il corpo e non gli coltivava l’anima.
— Basta, basta, — gridò il prete, tuttavia commosso, — questo non dovete saperlo voi. Non bisogna giudicare Dio: basta servirlo e adorarlo; allora tutto va bene.
*
Ed egli morì un’ora dopo, avvelenato col vino della santa messa. Il giovine invece si salvò.