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Tregua | 123 |
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Se ne tornò indietro alquanto indispettito: non c’era neppure speranza di andare nel grande Emporio di commestibili e di piccole truffe dove a volte egli aveva il coraggio di penetrare come in una gabbia di galline, — e del pollaio c’era anche l’odore, — ad ammucchiarsi con le signore dai cappellini storti sbattuti dal vento della necessità, e coi padri di famiglia che sembravano, con la loro aria dignitosamente afflitta, tanti nobili decaduti; e neppure nella lucida pizzicheria dove almeno la truffa dava un senso di vanità aristocratica, e la sottile pizzicagnola gli sorrideva quasi amorosa, tutta bionda fra i suoi rosei salumi e le aringhe dorate con le quali aveva una strana rassomiglianza.
Tutto era chiuso; e il più chiuso di tutti, per lui, il cuore del suo prossimo; per cui non c’era neppure da sperare in un invito a pranzo.
Rifece la strada dei villini, si scontrò ancora con le coppie d’amanti litigiosi, e s’irritò. Perchè s’irritava, se l’amore non lo interessava più? E perchè s’irritava di non