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I due | 165 |
padrone ha bastonato la padrona, e la padrona se la prende coi bambini e coi servi. Sempre così, del resto, sempre questioni d’interessi, sempre inquietudini e malumori.
— Va a vedere se il tuo padrone ci dà ospitalità — disse il più giovane.
Il servo andò a vedere; e non tornava mai.
Il più giovane picchiò una terza volta.
E questa volta venne il padrone in persona, rosso in viso per la collera, con un bastone in mano e un cane appresso.
— Se non smettete di picchiare — disse — voi assaggerete il sapore del legno, e questo cane saprà il sapore dei vostri polpacci sporchi.
E chiuse bestemmiando.
Il più vecchio s’era prudentemente tirato da parte e faceva il segno della croce: il più giovane non disse parola, ma nel passare davanti a uno stabbio vuoto vi buttò dentro le ossa della pecora che il pastore povero aveva ammazzato per festeggiare i due ospiti.
E d’improvviso da quelle ossa seminate sul terreno nudo sorse un gran numero di pecore grasse e pregne; tante che lo stabbio ne fu colmo. I due andarono oltre.
— Perchè hai fatto questo? — domandò il più vecchio. — Tu non hai dato niente