Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
170 | il flauto nel bosco |
l’ho accompagnato all’ospedale. È cosa da nulla.
— Non è vero, — ella esclamò. — Se la cosa non fosse grave egli si sarebbe fatto accompagnare a casa. Ditemi la verità.
— Io non dico che la verità, — l’altro affermò severamente. — Suo nipote la prega di andarlo a vedere.
Ella corse dentro. Dove correva? Non le importava di mettersi il cappello ed il cappotto: correva per qualche altra cosa. Rientrò nella saletta da pranzo e provò una indicibile angoscia nel rivedere la tavola ancora apparecchiata per lui che forse non sarebbe rientrato mai più: prese la lettera e tornò alla porta.
— Andiamo.
Andarono. Le scale non finivano mai. Erano buie e gente misteriosa saliva e scendeva e a volte impediva il passo alla nonna e al suo sinistro compagno.
Finalmente uscirono nella strada, ed ella prese una vettura per arrivare più presto: ma neppure a farlo apposta il cavallo sdrucciolava sul selciato fangoso, e il vetturino, pure frustandolo e imprecando, lo faceva camminare piano.
— Io lo sapevo, — ella diceva alla guardia che non parlava più; — lo sapevo che una disgrazia doveva succedere. Era trop-