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Pagina:Deledda - Il flauto nel bosco, Treves, 1923.djvu/196

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188 il flauto nel bosco

scalzo che distingue i lavoratori del mare. È piegato a dar da mangiare a un cagnolino bianco più piccolo del suo piede, e gli parla sottovoce, e il cagnolino deve capire le parole forse tenere di lui perchè ogni tanto solleva gli occhietti rossi e smette di leccare il piatto per leccare la mano che lo accarezza.

— Quanti giorni ha? — domando io dall’alto della banchina.

L’uomo si leva il berretto e risponde, lusingato per l’attenzione che desta il suo minuscolo compagno.

— Cinquanta.

— Già tanto ed è così piccolo. Crescerà.

— No, signora, non crescerà.

— Abbaia?

— No, signora, non abbaia.

— E allora cosa lo tenete a fare?

Egli non sa dirlo.

— Per bellezza, vero?

Allora egli ride: ride di vero piacere. Per bellezza! È il termine giusto, ed egli è felice di sapere finalmente perchè tiene il cagnolino.

*

Intanto la figurina nera s’è avvicinata, e ingrandita: ha preso, staccandosi dallo sfondo abbagliante del mare, la forma di