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220 | il flauto nel bosco |
uomo più gentile e onesto di lui che per mezzo della mia serva mi manda, con le salsicce e l’arrosto, anche i saluti e gli auguri.
Tutto questo però, a pensarci bene, avviene con l’esasperazione tranquilla del re costretto a scendere fra il suo popolo senza il quale non sarebbe re.
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Cammina cammina così a poco a poco la misura si colma: torniamo indietro e pensiamo addosso a chi scaricarla. Al marito, no, perchè sa metterci a posto con poche parole; ai figli no perchè i figli bisogna rispettarli.
Come la freccia ben tirata va dritta al suo scopo, il mio pensiero s’indirizza alla serva, tanto più che ho paura abbia lasciato sola la casa, profittando della mia assenza, e negri fantasmi di ladri mi assalgono già. Per far presto allora infilo la strada un tempo popolata, verso sera, di coppie amorose che la preferivano perchè chiusa da giardini sopra i muri dei quali gli alberi si chinavano favorevoli e complici al grande mistero: e adesso squarciata dalle nuove costruzioni, con montagne d’immondizie e di fango intorno alle quali bisogna girare come allora le coppie girava-