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Pagina:Deledda - Il flauto nel bosco, Treves, 1923.djvu/229

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Cura 221

no intorno al loro peccato e al loro dolore.

Cammina cammina si fa quasi buio: un punto rosso richiama il mio sguardo: è una finestra illuminata, o una macchia di sangue? È un taccuino di pelle, caduto senza dubbio a un passante. Mi chino a guardarlo: è nuovo e grande; forse quello di una donna, perchè la donna smarrisce più facilmente dell’uomo la sua proprietà.

Lo prendo? Può contenere lo schema vecchio di un romanzo, può avere fogli intatti e servire. Io ho sempre avuto più paura di un albo per autografi che dei suoi microbi. Prendo anche questo, dunque, lo apro timidamente come si apre una porta sconosciuta. E non mi pento: è veramente nuovo, un albo finalmente mio, con un solo autografo, d’un autore che non conosco ma che sulle prime giudico destinato a diventare grande: la scrittura è minutissima eppure chiara e si legge anche nel crepuscolo, incisa in nero sulla pagina bianca come su una lapide.

Rivalità.

Non ho avuto paura di te finchè ti sapevo giovine, bello, ricco; adesso so che tu soffri e temo che tu mi raggiunga.