Pagina:Deledda - Il nonno, 1908.djvu/89

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novella sentimentale 87


— Era un punto così? - domandò.

— Sì, - rispose Serafino, ricordando il suo sogno.

E non seppe per quale misteriosa legge mnemonica gli tornò in mente il ricordo del suo triste passato, come durante il suo sogno. E ora? Ora egli era là, amante e forse amato, là, con la sua compagna bella e intelligente, che veniva da lontano, che veniva così, come le onde, come l’aria, come le nuvole, come gli uccelli, e che forse aspettava solo una parola per offrirgli tutta la sua bellezza e la sua fortuna. E, con un ardimento quasi disperato, egli l’abbracciò.

Ella sollevò fieramente la testa, e allora egli s’accorse d’una cosa strana. Ella piangeva.

— Perchè? - egli domandò supplichevole. - Perdonatemi; sono pazzo. Ma ditemi una sola parola; ditemi che mi volete bene... poi, se vorrete, non mi vedrete più. Più, più... - ripetè come un bimbo, disperato per il dolore di lei.

— Non è per questo... - ella disse, riavvicinando il suo al viso di lui. - Io vi amo, ma piangevo per un’altra cosa... Ebbene, sì, proseguì, ve lo dirò adesso, altrimenti non potrei dirvelo più. Ricordate? Il vecchio amico che tentò di fuggire... dalla casa di pena... e fu ucciso da un guardiano che lo inseguì, era... mio padre...

— Elisabeth... Elisabeth...

Egli era pallido come un malato e il suo labbro inferiore tremava convulso. Non seppe dire altra parola. Nella rivelazione tragica di Elisabeth egli non capiva che una sola cosa. Elisabeth, che aveva im-