Pagina:Deledda - Il nostro padrone, Milano, Treves, 1920.djvu/108

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— Gli dirai, al tuo amico Bruno, che se ha caldo si prenda un bagno d’acqua gelata.

— Vieni qua dentro, chiacchieriamo un po’. Dicono che sei la più bella del mondo, — egli disse, attirandola dentro il cortiletto deserto, — e so che un giovinotto ha il tuo ritratto e che lo tiene sul cuore.

Ella si dibatteva, ma lo seguì fin dietro il portone, domandando a voce alta:

— Chi? Chi?

— Te lo dico se anche tu mi dici una cosa.

— Sì, ma lasciami!

— È vero che Marielène si sposa? Cioè, che il padrone la sposa?

— Questo poi no! — gridò Sebastiana, battendo le mani. Subito però si pentì e aggiunse: — io non so nulla dei fatti loro. Dimmi piuttosto chi è che si vanta d’avere il mio ritratto.

— L’ho detto per scherzo!

— E allora va e corri!

Ella si volse indispettita, ed egli non la trattenne oltre. Senza guardare se Antonio Maria era in casa anche lui uscì e ritornò sul Monte.