Pagina:Deledda - Il nostro padrone, Milano, Treves, 1920.djvu/131

Da Wikisource.

— 125 —


con malignità: «non ha ancora compiuto il ventun anno,» ma egli rispose che voleva domandare ai genitori di lei il permesso di prenderla con sè per cuoca.

L’ostessa predisse a Marielène:

— Tu la finirai male se vai con quel gallo lì!

Ma nonostante i pettegolezzi della sua padrona, Marielène seguì lo speculatore a Nuoro e le parve di cominciare una vita nuova. Il Perrò stava quasi sempre fuori di città e non le dava alcuna molestia, ma una sera d’inverno, dopo che ebbe assaporato con voluttà un buon pranzo preparato dalla giovane cuoca, egli sedette davanti al camino e la chiamò, e quando ella si avvicinò la costrinse a sederglisi sulle ginocchia e le disse:

— Non spaventarti: se tu non vuoi non ti tocco, e domani puoi andartene. So che hai già avuto un amante. Ora sei sola, e anch’io son solo, carina, e non ho figli: mia moglie non ha mai voluto seguirmi; ci siamo quindi separati legalmente, e forse riuscirò a far annullare il nostro matrimonio. Io sono più libero di uno scapolo e lascerò tutti i miei averi a te. Tu hai ventun anni compiuti, adesso, e puoi fare quello che vuoi. Vuoi darmi un bacio?

Ella non rispose; che poteva fare, dove