Pagina:Deledda - Il nostro padrone, Milano, Treves, 1920.djvu/210

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alle parole di sua moglie: essa parlava sempre alla leggera, da vera bambina, ed egli preferiva seguire i consigli della suocera, o almeno fingeva di seguirli.

— Non ci pensate, — disse dignitosamente. — Qualcuno pagherà. L’importante è che si concluda domani, se no ho paura che qualche amico ci metta i bastoni fra le ruote.

La maestra domandò pensierosa:

— Bruno, hai detto, doveva scender giù stasera?

— Sì, ma egli è stato il primo a consigliarmi, e appoggierà la mia domanda.

— Dopo quanto hai raccontato, io mi fido poco di lui.

— Oh, son cose passate! Del resto, nel mondo ne succedono tante!

Sebastiana continuava a mangiare, con gli occhi fissi entro la scodella, e senza sollevar la testa disse lentamente:

— Adesso Marielène schiatterà, la vipera velenosa! L’ho veduta, stamattina: sembra una capra gialla e consunta.

— Si vede che il matrimonio non le fa bene.... come fa bene a noi! — disse Predu Maria, gonfiando le guancie. — Noi, pace e amore, siamo grassi e rossi, come le cipolle che mangiamo: loro, coi loro quattrini, diventano gialli e magri.