Pagina:Deledda - Il nostro padrone, Milano, Treves, 1920.djvu/280

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Ripresero la via del ritorno, col loro carico fragrante, e Sebastiana raccontava i suoi incontri con Bruno, e l’altra taceva, meditando il modo di render felici quei due.

— Sebastiana, sentimi: la tua è una malattia di cui tu devi guarire. Cerca di spassarti; dà retta a me.

Ma Sebastiana scuoteva la testa: occorreva ben altra cura alla sua malattia!

— Posdomani è domenica di carnevale, — proseguì Predichedda. — Dà retta a me, mascheriamoci, andiamo a ballare.

— Mia madre non vuole....

— Ah, ah, non vuole? Ella ti conosce! Ma senti, verrò io a prenderti: le diremo che andiamo in chiesa.

— Saremo sole?

— Sì, zio Antonio Maria va via domani e torna lunedì. Ci vestiremo in casa sua.... Ci divertiremo, butteremo castagne secche invece di confetti....

Ma Sebastiana pensava a ben altri divertimenti.... Risalirono lentamente lo stradale, costeggiando la valle che si riempiva d’ombre mentre lo splendore del tramonto arrossava ancora con un chiarore di fuoco le cime dell’Orthobene. Sopra il ponte, nonostante l’ora tarda, alcune donne lavavano ancora, e una cantava